Parlare in Italia di sostenibilità, di azienda agricola mista e di coesistenza di colture era per molti, 25 anni fa, una sfida audace. L’approccio green, tuttavia, è stato messo in atto fin da subito dalla Cantina Masari di Valdagno, in provincia di Vicenza, nel cuore della Valle d’Agno, un angolo di Veneto all’epoca praticamente intatto dal punto di vista agricolo: è qui, nel 1998, che i coniugi Massimo Dal Lago e Arianna Tessari decidono di riportare in auge l’agricoltura, creando, come scelta di vita e mezzo di espressione, una nuova realtà vitivinicola. Nasce da questo proposito Masari, che riprende nel nome quello dei suoi due creatori, la cui passione ed esperienza hanno dato spazio a un progetto incentrato sull’amore per questo luogo in termini di storia, morfologia del territorio e clima, un’impresa che, nel tempo, ha coinvolto anche i figli dei due, Giovanni, Camilla e Matteo.

«I suoli della Valle – chiarisce Massimo Dal Lago – sono ancora molto integri e selvaggi e la grande biodiversità qui presente è stata l’elemento fondamentale per programmare una nuova cultura relativamente alla coltivazione della vite e alla produzione di vini di alta qualità. Tutti gli interventi eseguiti finora sono stati realizzati nell’ottica di rispettare la sostenibilità ambientale, così come i “non interventi”: impostando, infatti, un modello di agricoltura e viticoltura che si potrebbe definire avanguardistico, abbiamo anche lasciato parte della superficie aziendale incolta. Siamo partiti 25 anni fa e abbiamo attuato ogni pratica che ritenevamo corretta per ridurre il nostro impatto e, anche per il futuro, ogni azione dovrà rispecchiare questa filosofia e la gestione attuale».
Tutela, cura estrema e dedizione
I 10 ettari di superficie aziendale vitata posti in alta collina – tra i 350 e i 600 metri s.l.m. – sono interamente coltivati in regime biologico e beneficiano della presenza vegetativa di boschi e prati, di insetti predatori e impollinatori e di microrganismi indigeni che vivono in simbiosi con le piante, tutti elementi altamente qualificanti in termini di valore della vita del vigneto e dei vini prodotti. Suggestivi sono i ripidi terrazzamenti che solcano i pendii delle montagne, nati dove coltivare la vite non è solo passione, ma anche esercizio di grande determinazione e pazienza.
«Il rispetto di suolo e ambiente è il filo conduttore che ha portato la nostra azienda ad adottare il regime biologico – specifica il titolare di Masari –. Grazie alla notevole altitudine media dei nostri vigneti e alla freschezza della zona, situata ai piedi delle Piccole Dolomiti, i nostri grappoli raggiungono la piena maturazione mantenendo un’ottima acidità: questo equilibrio dona ai vini una freschezza e un’eleganza impareggiabili. Abbiamo un concetto ben chiaro di qualità del prodotto, basato su conoscenza approfondita della materia, tutela di suolo e ambiente, cura estrema nella coltivazione della vite e dedizione maniacale nella trasformazione dell’uva nel prodotto finito».
Le Regole della Valle d’Agno
In qualità di custodi della Valle d’Agno e consapevoli della sua ricchezza, Massimo e Arianna hanno stilato anche le “Regole della Valle d’Agno”, una serie di principi che guidano la loro attività vinicola e che, si augurano, possano essere seguiti anche dagli altri produttori della Valle, valori che riflettono l’impegno verso l’ambiente, il terreno, la coltivazione e il ruolo dell’uomo.
La prima regola si basa sulla cura dell’habitat attraverso il rispetto di flora e fauna; non più dell’80% della superficie, secondo i titolari, può essere destinata a coltivazioni specializzate e almeno il 20% delle aree di proprietà deve essere mantenuto a prato o bosco. Per preservare le caratteristiche del terreno, che rendono unico ogni vino, non si utilizzano, inoltre, concimi sintetici né erbicidi e le lavorazioni meccaniche – regola della coltivazione – sono mirate a controllare il manto erboso e a favorire l’approfondimento delle radici, migliorando la mineralità e l’espressività dei vini, nonché la vitalità e resistenza delle piante. Per la stessa ragione l’irrigazione, come pratica, non viene presa in considerazione. La regola dell’uomo, infine, sottolinea come egli, con le sue conoscenze ed esperienze, incarni il legame tra ambiente e terreno e abbia la responsabilità di rispettare i principi di agricoltura consapevole lungo tutta la filiera produttiva.
«La nostra visione ha l’obiettivo di amplificare la percezione intensa di questo nostro luogo, diffondendo la ricchezza naturale e culturale della Valle d’Agno attraverso il vino – sostengono Massimo e Arianna –. Tutti i nostri prodotti – circa 50mila bottiglie annuali – possono definirsi ecosostenibili e i vari progetti attuati hanno toccato tutte le sfere aziendali, dalla vigna alla bottiglia: gestione dei vigneti certificati bio, mantenimento della biodiversità e cura del bosco – essenziale per la salute degli ecosistemi agricoli –, adozione di una viticoltura dry, installazione di impianti fotovoltaici finalizzati a ridurre il nostro impatto ambientale e costruzione di una cantina ipogea. Il nostro progetto si distingue per la sua originalità e attenzione ai dettagli, il che lo rende affascinante agli occhi di clienti sempre più sensibili alle tematiche green e della produzione consapevole: oggi i consumatori riescono a percepire e ad apprezzare direttamente il nostro impegno, il che crea un legame emotivo e affettivo al nostro marchio».