Il birrificio Amarcord – sede centrale a Riccione e impianti produttivi ad Apecchio in provincia di Pesaro e Urbino – si è ormai lasciato alle spalle quasi trent’anni di storia ma pare non sentirli affatto. Conserva intatta la voglia di far festa (ma sempre responsabilmente) e di accompagnare gli attimi memorabili della vita di ogni suo consumatore. Dalla prima partita allo stadio con papà alle rimpatriate con i vecchi amici, passando per le vacanze errabonde con altri “patacca”. Se i decenni non pesano è anche perché il business birrario della famiglia Bagli non ha smesso di innovare né di rinnovarsi, lavorando sulla comunicazione e il brand e investendo sia nello sviluppo di varietà inedite sia nell’installazione di tecnologie e sistemi.
Sono a oggi 15 le ricette che Amarcord rende disponibili tutto l’anno in diversi formati, a cominciare dalle classiche bottiglie da 33 e 50 centilitri. Le ultime nate in casa Amarcord sono Bianca, Ipa, Senza Glutine e Pilsner che si aggiungono alla gamma della linea classica per soddisfare le esigenze di un consumatore sempre più consapevole.
Per tutte le stagioni
A seconda delle stagioni è però possibile assaporare gusti diversi non di rado veicolati in confezioni ad hoc. È questo il caso – al di là delle limited edition – delle varietà consegnate su prenotazione in fusti Polykeg da 20 litri: la 100% Italiana ad alta fermentazione e 5 gradi e la strong amber ale da 8 gradi Amarcord del Nevone. Senza dimenticare poi la Amarcord del raccolto realizzata con più di 120 chilogrammi di luppolo fresco fornito dalla ravennate Cooperativa Luppoli Italiani e malto d’orzo da agricoltura sostenibile. È prenotabile sino al 30 settembre, ma disponibile da fine ottobre.
Di recente la proposta dell’azienda – che lungo il corso della sua storia ha stretto collaborazioni con poeti e artisti figurativi come Tonino Guerra ed Eron, oltre che con beer sommelier ed enologi quali Oliver Wesseloh e Davide Bigucci – si è estesa a gusti e stili in precedenza assenti dal suo catalogo. Un esempio in tal senso è rappresentato dalla Pilsner con il suo gusto aromatico e rinfrescante che si accompagna a una gradazione alcolica bassa. Il birrificio indipendente l’ha messa a punto in risposta alla percepibile ripresa dell’interesse da parte dei consumatori nei confronti di quello che, a pieno titolo, può essere considerato come un intramontabile classico. L’ha rilanciata in una veste reinterpretata e rivisitata grazie al dry-hopping ma senza scostarsi da una formula originale fatta di pochi ingredienti selezionati – malto Pilsner e luppoli in fiore – e un processo produttivo paziente. Lanciata in anteprima lo scorso febbraio in occasione di Beer & Food Attraction a Rimini, è caratterizzata dalla lunga fermentazione e maturazione; e dal suo tocco aromatico con note floreali.
Fuori dalla comfort zone
La presentazione della Pilsner ha fatto seguito a quella della Bianca e della IPA che, insieme alla Senza glutine, hanno fatto il loro ingresso sul mercato già nel 2024. Introdotte dapprima in fusto e poi in bottiglie da 33 centilitri con tappo a corona e da 50 con tappo meccanico, le prime due sono l’espressione della volontà dell’etichetta marchigiano-romagnola di sperimentare sempre.

Ed è da qui che ha preso il via la conversazione con Andrea Bagli, CEO di Amarcord SpA: «Siamo sempre desiderosi di presentare nuovi prodotti, per diverse ragioni. In parte per le intrinseche necessità di sperimentare nuove materie prime e tecniche di lavorazione e provare ad uscire dalla nostra comfort zone. Sotto un altro punto di vista, invece, per cercare di abbracciare una platea più ampia e a sua volta intenzionata a provare esperienze differenti. Al tempo stesso puntiamo naturalmente a soddisfare la domanda che ci proviene da consumatori che si dimostrano via via sempre più attenti, più informati e consapevoli». Per quel che riguarda più specificamente i processi a contraddistinguere la produzione di una IPA è «l’uso intensivo del luppolo, aggiunto in quantità significative durante la bollitura e tramite la tecnica del dry-hopping». Questo, secondo l’amministratore delegato, «conferisce alla birra il suo caratteristico aroma esplosivo e un sapore amaro e gustoso», unitamente all’impiego di «ceppi di lievito specifici che esaltano le note fruttate e resinose del luppolo». Quanto invece alla Pilsner, il suo segno particolare è «il processo di fermentazione a basse temperature, noto come lagerizzazione, che si protrae per un periodo più lungo» rispetto a quello tipico di altre qualità. «Ma questo passaggio – ha commentato Bagli – è fondamentale per ottenere la sua tipica pulizia e freschezza al palato. La Pilsner spicca poi per l’impiego di luppoli nobili e malti chiari tutti fattori che contribuiscono al suo profilo aromatico delicato e all’equilibrio del gusto tra il dolce e l’amaro».
La vocazione all’innovazione che già di per sé Amarcord vuole perseguire attraverso i suoi prodotti trova una perfetta rispondenza anche nella sensibilità mostrata nei confronti del continuo e indispensabile restyling delle tecnologie e linee dedicate alla produzione e all’imbottigliamento.